Una chiacchierata con Lilli Luini, autrice di diversi romanzi noir.
Ecco di che cosa abbiamo parlato: libri e stati d’animo.
Hai pubblicato diversi libri, la maggior parte con Maurizio Lanteri. È curioso immaginare come si scrive un romanzo a quattro mani. Da che cosa partite? Come lo sviluppate?
La partenza è sempre da un’idea, in genere una situazione in cui si mette un personaggio. Non so spiegare come accada, ma all’improvviso è lì, e ti sta parlando. Quando si scrive in due, quello che ha avuto l’idea la espone all’altro, che a sua volta comincia a pensarci. Se ne parla, prima di cominciare, è un processo che può durare del tempo, finché si è entrambi convinti che la storia c’è e può svilupparsi. Con Maurizio Lanteri, abbiamo sempre scritto in tempi diversi, lui al mattino e io alla sera, ognuno leggeva quello che aveva scritto l’altro e proseguiva. E naturalmente se ne parlava molto, al telefono, e spesso da questi dialoghi nascevano le idee migliori per la storia.
Sono i luoghi che ti danno l’ispirazione per le vicende che racconti? La Liguria fa da cornice a molti tuoi romanzi.
La Liguria è la terra di Maurizio, è molto legato ed è naturale per lui ambientare le sue storie. Io ormai la conosco abbastanza bene e l’ho sempre trovata molto adatta al genere noir. Quando scrivo da sola, invece, spazio in luoghi diversi, e a volte l’idea si presenta già ambientata e non c’è verso di spostarla da quell’orizzonte.
Tra i tuoi libri, ce n’è uno (o più) al quale sei più affezionata? Per quale stato d’animo lo consiglieresti? Noi abbiamo inserito Bruja, un noir avvincente, per chi si sente enigmatico.
Sicuramente amo molto Non tornare a Mameson, che molti ritengono il nostro libro migliore. È un noir molto dark, gotico potrei dire, con un personaggio, una ragazza, che mi è entrata nel cuore quasi fosse una figlia. Lo consiglio, oltre a coloro che amano il genere, a chi si sente misterioso oppure profondo.
Poi naturalmente sono affezionata al mio primo romanzo da sola, Tre giorni prima di Natale, perché nasce sulla prima idea/situazione a cui decisi di dare forma. Si affacciò molto tempo fa, ma è uscito in marzo: ebbene sì, è stata lì aspettarmi per oltre quindici anni. Come mood direi enigmatico, perché pone degli enigmi al lettore, ma fa anche compagnia sotto l’ombrellone.
Ci sono dei libri che lasciano il segno e che ti spingono ad intraprendere una determinata strada. Ci racconti quali sono i tuoi? Per quali mood?
Un solo libro mi ha aiutato a intraprendere una strada ed è On writing di Stephen King, senza il quale non avrei mai scritto una riga. Prima di leggerlo non sapevo che un romanzo si potesse scrivere a partire da una situazione, e nemmeno che i personaggi vanno lasciati agire e seguire la loro storia.
Al contrario, di libri che mi hanno aperto la mente, costringendomi a rivedere le mie opinioni anche su me stessa, ce ne sono stati così tanti che non potrei elencarli tutti. Mi limito perciò all’ultimo, finito una settimana fa. Il tempo di una canzone, di Richard Powers, oltre 900 pagine che si snodano tra il 1939 e il 1995. Lo metterei sicuramente nel mood Open your mind, perché ero convinta di sapere e di capire che cosa fosse il razzismo, e invece non sapevo e non capivo nulla.
Grazie Lilli per la tua disponibilità!