
Come fermare il tempo
Un uomo è affetto da una curiosa disfunzione: raggiunto lo sviluppo, ha tempi di invecchiamento quindici volte più lenti della norma; dimostra 40 anni, in realtà ne ha 436. Ha già attraversato cinque secoli, nei quali è stato musicista per Shakespeare, esploratore del Pacifico, pianista jazz… nel presente insegna storia – e ci mancherebbe altro – in un liceo di Londra.
Una condizione solo apparentemente invidiabile la sua, dal momento che comporta limiti e privazioni specialmente di natura affettiva e relazionale.
E poi ci sarebbe una figlia mai più rivista dal 1617…
“Come fermare il tempo” è un romanzo molto originale, quasi fusion nella sua pluralità di elementi costitutivi: c’è quello fantastico, sentimentale, d’avventura, storico, quello esistenziale; ci sono piccoli inserti poetici, c’è la riflessione sul significato del tempo e della storia.
La scrittura di Matt Haig è immediata, briosa, un po’ troppo irretita dalla frase ad effetto (se ne potrebbero citare a decine) ma nobilitata da un tocco di persistente malinconia.