Il pappagallo di Flaubert
Un conto è la vita, un altro è la letteratura, e va bene… ma un filo che le collega esiste sempre: è questa la prima idea alla base di queste duecento pagine, meravigliosamente sospese tra saggio e romanzo. La seconda è che se ami qualcuno lo cerchi, anche a generazioni di distanza.
Infatti qui il culto di Flaubert traspare dal primo capitolo (in tutto sono quindici, l’apice è certamente il settimo), sotto forma di inseguimento di quei dettagli biografici apparentemente insignificanti ma che invece raccontano la persona – e dunque restano fuori dai libri di scuola.
Il risultato è che nel personaggio Flaubert poco alla volta, in controluce prende forma l’uomo Flaubert.
Che a farsi carico di questa operazione sia Julian Barnes – ironico, distaccato, schietto, simpaticamente snob, stilosissimo cesellatore di parole – è del tutto naturale, come è naturale inchinarsi al maestro che ami e che ti ispira.