
Intuizioni
“A un certo punto notai che i commensali non stavano guardando né il tavolo né ciò che lo ricopriva. Guardavano me, insistentemente, e a quanto pareva per nulla intenzionati a smettere”.
La metafora nascosta all’inizio del primo di dodici geniali racconti è come una formula magica, e in effetti dopo poche pagine nessuno può essere seriamente intenzionato a smettere di leggere.
La scrittura di questa ragazza, con il suo piglio scattante e imprevedibile, respira addosso al lettore, e non c’è un respiro uguale all’altro: uno macabro, uno astratto, uno ruvidamente realistico, uno paradossale, uno onirico – tanto onirico – uno spiazzante…
poi quando non te l’aspetti arriva quello filosofico:
“la neve è sabbia che si è scordata di che materiale è fatta, si è scordata la propria durezza, ruvidità, si è scordata il proprio peso”
eccola qua, l’intuizione.