Lincoln nel Bardo
Ti ricordi ‘Ghost’, quello spazio in bilico tra i vivi e l’aldilà in cui agisce Sam?
Ecco, è ciò che si avvicina di più al Bardo, un luogo di transito dove i defunti non sono ancora del tutto tali e dove una sorta di contatto con la vita sembra esistere ancora.
Qui si alternano le voci di anime ancora legate a ciò che furono, come in un coro dove ciascuno intona una melodia diversa eppure senza generare caos.
Così scorrono le testimonianze di vite normali, infelici, assurde o dolorose come quella del piccolo Willie Lincoln, il figlio che l’illustre presidente perse appena adolescente.
La scrittura di Lincoln nel Bardo trae originalità dall’incessante e imprevedibile alternarsi delle voci narranti: non solo quelle dei personaggi ma anche delle fonti storiografiche che documentano gli Stati Uniti di metà Ottocento; all’incrocio tra finzione e realtà c’è proprio il personaggio di Abraham Lincoln, il cui paterno dolore è alla radice del pathos e della straordinaria profondità di questo romanzo.