
Parola di Chandler
“Ci sono due regole molto semplici. A. Non devi scrivere per forza. B. Non puoi fare nient’altro che scrivere. Il resto viene da sé”.
La lente è la “Parola di Chandler”.
Sono appunti e lettere inviati ad amici, agenti, editori e colleghi. Chandler parla di sé, del noir quando ancora non era considerato un genere serio, del mestiere dello scrittore, di cinema e anche del suo gatto. Ci sono recensioni di testi di altri scrittori – senza filtri – e sue considerazioni su fatti di cronaca veri. Racconta anche del suo tentativo di suicidio dopo la morte della moglie.
È diretto, ironico, provoca, è pronto alla critica, a volte risulta pignolo e fastidioso ma sempre brillante.
Viene fuori l’abilità dello scrittore e la sua prosa mai scontata.
“Nessun editing e nessuna ripulitura potranno mai migliorare il sapore di come uno scrive. È il prodotto della qualità delle sue emozioni e delle sue percezioni a fare uno scrittore, insieme all’abilità di trasferirle sul foglio…”
Il libro è voluminoso, le pagine sono molto spesse e un po’ difficili da sfogliare.
Il testo è arricchito dagli schizzi a matita di Igort e dal romanzo inedito e incompiuto “The Poodle Springs story”.
Non si legge tutto in un fiato, si gusta ogni tanto quando si ha nostalgia di Chandler.