Pedro Paramo

Pedro Paramo

Qualche anno dopo, uno straordinario scrittore colombiano si sarebbe ricordato di quella notte in cui rimase sconvolto dalla lettura di ‘Pedro Paramo’.
Se non sconvolti, è difficile non rimanerne incantati, anche oggi che la letteratura fantastica sudamericana ha percorso tanta strada. E già, perché questo racconto lungo pubblicato nel 1955 quella strada l’ha aperta.

 

Sperduto in un paesaggio evanescente, nella controra di un agosto messicano, un uomo arriva a Comala, irreale paese del padre (appunto Pedro Paramo) che non ha mai conosciuto.
Fagli pagare caro l’oblio in cui ci ha lasciati” gli aveva detto la mamma in punto di morte. E invece no: è lui (insieme al lettore) a precipitare in un oblio di sussurri, echi, apparizioni, ombre; a essere rapito dalle storie di spettri che sembrano aspettarlo da sempre; a fluttuare in un tempo circolare dove si perdono ogni continuità e ogni confine.

D’altronde, chiunque legga “sentii che avevo smesso di esistere” non si affanna più a distinguere i vivi dai morti (a proposito, sempre lo scrittore colombiano racconta che Rulfo ha trovato i nomi dei suoi personaggi leggendoli sulle tombe di un cimitero).

 

Sarebbe fuorviante ridurre ‘Pedro Paramo’ a una storia di fantasmi, e non solo perché ogni fantasma ha un suo definito spessore psicologico.
Il testo è ricco di espansioni liriche, le immagini e i dialoghi sono di impatto cinematografico, lo stile è asciutto e non si specchia mai in se stesso.

Curiosamente, dopo aver aperto la strada, Rulfo ha lasciato che fossero altri a percorrerla: nella sua strabiliante perfezione narrativa, ‘Pedro Paramo’ è un unicum anche per questo.

 

 

 

Autore:
Juan Rulfo
Lingua:
Italiano