Una perfetta felicità
Dalla prima all’ultima pagina si respira un’aria malinconica. Ma non una malinconia tetra, piuttosto una dolce malinconia che fa da sfondo alle vite di Nedra e del marito Viri, per quello che hanno vissuto ed è passato e per quello che invece non sono mai riusciti a vivere, per i loro destini.
Due personalità differenti che osservate da occhi esterni sembrano perfette e complementari, come la loro famiglia e la loro casa, “non avevano nulla da darsi, erano legati da un amore puro e inesplicabile”.
Nedra, affascinante e ossessionata dal non voler vivere una vita banale e dal lasciarsi alle spalle sentieri che non torneranno più senza percorrerli, “voleva essere libera”; Viri, sensibile, con un talento che non riesce a far esplodere per realizzarsi totalmente, impaurito dai cambiamenti al punto da vivere passivamente gli eventi della vita, sempre in attesa, “se avessi avuto coraggio…se avessi avuto fiducia”.
“Una perfetta felicità” è da leggere lentamente, per apprezzarne le sfumature, per immedesimarsi nelle atmosfere descritte, per sedersi al fianco dei protagonisti e, da buoni confidenti, saper ascoltare, perché forse non è poi tutto così perfetto…