Una storia quasi solo d’amore
Nino, 23 anni, e Teresa, 30, si conoscono la sera di un lunedì d’autunno. Lei impiegata in un’agenzia di viaggi, lui tiene un corso di teatro per la terza età; il trait d’union è Grazia, zia di lei, insegnante di teatro di lui e voce narrante della storia; siamo a Roma (quartiere Ostiense soprattutto) tra la fine del governo Monti e l’elezione di papa Francesco.
Lui esuberante, giocoso, sfrontato, un po’ inconcludente; lei sfuggente, bellissima, concreta, profonda: funzionerà?
L’interrogativo rimane aperto anche dopo l’ultima pagina ma è impossibile non farsi un’idea, talmente è riuscita la caratterizzazione dei personaggi. Tra i meriti dell’autore infatti c’è anche quello di trascinarti dentro al viaggio di Nino e Teresa dall’estraneità all’amore: sentirai le loro fragilità, i nodi irrisolti, le disillusioni, il loro cercare qualcosa; sentirai la loro autenticità, e infatti pure io un po’ di Teresa mi sono innamorato.
In genere non è semplice trovare il confine tra verità e finzione letteraria, vasi comunicanti come la vita e il teatro; meno che mai lo è in questo romanzo, per il quale non è sprecato l’aggettivo “romantico” nella sua accezione più profonda.