I sette pazzi

I sette pazzi

Remo Erdosain, un inetto ladro e fallito, nell’Argentina di un secolo fa si dà a un’improbabile rivoluzione sociale con un manipolo di squinternati dai nomi bizzarri (l’Astrologo, il Ruffiano Melanconico, il Cercatore d’Oro…).

Il romanzo ha un taglio grottesco, nel quale convivono felicemente l’elemento umoristico-paradossale e quello legato all’angoscia e all’incubo.

Il primo spicca soprattutto nel linguaggio ruvido, affilato: “Ma dimmi, tu non puoi prestarmi questi seicento pesos?”, “Ma cosa credi, che perché leggo la Bibbia io sia un coglione?”, “Ti giuro che li devo restituire”, “Smamma, stronzetto, smamma”.

Il secondo invece rinvia chiaramente al modernismo europeo; e quando arrivano frasi topiche come “In apparenza siamo tutti, così come sembriamo, senza ragione, ma nel fondo di noi, dentro, ancora più a fondo della nostra coscienza e dei nostri pensieri, c’è un’altra vita più forte ed enorme”, affiorano subito fantasmi pirandelliani (del resto il romanzo è del 1929).

 

Insomma se vi piace l’humour feroce, se non patite troppo i picchi di angoscia – per dire, un capitolo tra l’altro bellissimo è intitolato Essere per mezzo del delitto – allora non faticherete a riconoscere ne I sette pazzi il profilo del capolavoro.
E a quel punto sarà indispensabile proseguire con I lanciafiamme, di due anni successivo, dove l’avventura della banda arriva a conclusione.

 

 

 

 

Autore:
Roberto Arlt
Lingua:
Italiano